Questa volta cominciamo a ravanare ancora in auto. Ma partiamo dall’inizio.
Decidiamo di fare un giro a piedi in Valle Cervo. L’idea è di salire al Monte Bo, ma a causa di un irrilevante disguido nell’interpretazione delle relazioni finiamo ai piedi della Cresta dei Cacciatori, a chilometri di distanza.
Siamo sopra Piedicavallo, mentre dovremmo essere sopra Montesinaro, nell’idea originale dell’opera almeno. Abbiamo sbagliato paese. Nei dubbi che assillano la mente finiamo anche per perdere ogni sentiero, e salire alla meglio questa cresta alla cacciatora. Nella nebbia che giunge nel frattempo finiamo infine in cima ad una irrilevante vetta spartiacque. Si tratta di una bella cresta, per lo più erbosa, a tratti rocciosa. Inizia nel bosco di faggi, poi una costola rocciosa offre alcune vie di arrampicata. Superando la base delle vie si recupera il filo della cresta, che si segue senza interruzione fino in cima.
Quale cima? Bo… no, Bo no di sicuro! Forse il Monte Rosso.
Il panorama è buono: sopra le nebbie ottobrine una sorprendente visuale spazia dal Bianco imbronciato di nuvole a forma di pesce fino al Rosa e alle più lontane Alpi lombarde.
Continuiamo ora per la cresta spartiacque, in direzione del Rifugio Rivetti, seguendo rare tacche blu. Mettiamo i piedi su una cima molto interessante, con ottima vista su graziosi laghetti. Spunta anche il Cervino. Si dovrebbe trattare della Punta dei tre Vescovi e relativi laghi (che sono solo due). Da qui in breve siamo ad un colle, il Colle della Mologna Grande. Così dice di essere.
Su un comodo sentiero scendiamo al Rifugio Rivetti e quindi torniamo a Piedicavallo, senza ormai grosse possibilità di sbagliare, che pure non ci facciamo mancare.
Ecco finita una bella ravanata, inventata così, sul posto, un po’ come viene. Luca mi dice che la prossima volta per andare in montagna prendiamo una guida, però. Una guida stradale.