Un giorno il Morellander mi fece notare un lungo ed incassato canale in Val Chisone, sotto l’Albergian. Semplice, ma con uno sviluppo assai lungo e dal dislivello ragguardevole per questo genere di itinerari. Un solo grosso problema: i famosi pericoli oggettivi della montagna.
Il canale infatti è bersaglio di pietre e valanghe che cadono dall’alto. La neve in alto poggia su dossi erbosi, ed in caso di condizioni non eccellenti non è inverosimile tirarsi addosso l’intero fianco della montagna. Anche i traversi finali sembrano particolarmente adibiti al distacco delle più svogliate valanghe.
Nondimeno è doveroso sapere che la discesa finale avviene su un sentiero che prevede un tratto attrezzato su cengia. Regolarmente si riempie di neve valanghiva, con stalattiti di ghiaccio che insidiano le teste dall’alto dei dirupi rocciosi. Il tutto mentre si impreca la cengia con due picche, in quanto livellata dai muri di neve gelata da imponenti valanghe.
Comunque, anche nel caso trovaste la goulotte e la discesa in condizioni, c’è poi il problema di trovare qualche anima sensibile che sia interessata a questo tipo di divertenti “passeggiate”.
Ora, detto così sembra tutto un po’ complicato, ma vi assicuro che è davvero divertente e rilassante, nulla di cui doversi preoccupare. Nel caso ci siano le condizioni. Il visitatore che arriva a Laux, il paesino, viene subito rapito dall’insolito fascino di questa nicchia, che sembra nascondere qualcosa che non sai, come in qualche racconto di Stephen King.
Oggi comunque abbiamo fatto quadrare tutto, o quasi. Il Gran Caldo dell’optimum climatico che affligge da decenni le Alpi infatti non ha risparmiato il primo tratto del canale, quello più ripido. Qui il percorso avviene su ghiaccio, che ora è in gran parte acqua. Peccato perchè le inclinazioni non superano i 60° circa: divertente se non si è costretti ad avvitare nell’acqua, nella pietra o semplicemente a sfruttare labili costruzioni cristalline in effimero equilibrio.
Dopo una sezione centrale molto incassata ed evocativa si fuoriesce verso sinistra (il riferimento è la soprastante parete rocciosa). Siamo ora su pendii di neve gelatissima, intorno ai 40-45°. Arriviamo così ad un colletto, da cui in breve al ricovero (diroccato, ahimè il bar è chiuso). Essendo partiti tardi il sole comincia a colorare la neve sui versanti esposti al tramonto. Scendiamo una trentina di metri fino ad intercettare i rari segni del sentiero.
In discesa dovremo ancora spiccozzare un po’ di cengia, ma tant’è, l’ambiente qui è davvero solitario e pittoresco. Un itinerario inseguito da anni, che vale davvero la pena percorrere nei rari giorni in cui è possibile farlo con tutta tranquillità.
Tornati al sorgere della luna, inseguiti dagli ululati dei lupi, dei gufi e dal fantasma del lago. Grazie alla valorosa Chiara per aver reso possibile questa allegra e spensierata giornata glaciale.