Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Dent d’Herens

Questa è una salita al Dent d’Herens strappata ad un’estate fredda e perturbata.
La nostra amica montagna, alta 4174m si trova a poca distanza dal Cervino ed offre le più semplici vie di salita dalla lunga e affascinante Valpelline, oltre il Lago di Place Moulin.

Dal momento che il Rifugio Aosta è pieno decidiamo di pernottare al remoto Bivacco Tete des Roeses, che rispetto al rifugio si trova sul lato opposto della valle. È consigliabile una giornata piena a disposizione per salire a questo bivacco, posto su una cima (testa) a 3222m.

La salita è molto bella, si abbandona quasi subito il sentiero che sale all’Aosta, per seguire esili tracce sulla destra. Aggirando una cascatella si arriva ai magri pascoli del diroccato alpeggio Bella Tsa, un luogo rilassante e selvaggio. Da evidenziare i resti di un grande crutin, abbandonato da chissà quanto tempo.

Non è sempre evidente seguire gli sbiaditi segni gialli che superano talora con brevi passi di arrampicata alcune roccette, fino a giungere sotto la balza che sostiene la Testa. Scendiamo le morene sconnesse e risaliamo verso sinistra la bastionata rocciosa, che si supera tra brevi roccette e pietraie instabili, faticose. Sulla destra appare l’ampio circo glaciale posto alla base della Dent d’Herens.

L’arrivo al comodo bivacco è di per sè una meta per una lunga gita in un luogo gradevole e panoramico.

Fa freddo e nella notte si scatena un temporale. Al mattino è tutto bianco, tra neve e acqua congelata. Partiamo un po’ tardi per questo genere di ascensione, per il timore di non trovare l’orientamento sul ghiacciaio. Timore per una volta infondato, in quanto il percorso per una volta è davvero evidente: basta puntare alla fascia rocciosa, contornarla sotto i grandi seracchi e risalire tutto il lungo pendio glaciale verso la traccia proveniente dall’Aosta. Con il senno di poi meglio sarebbe stato partire in piena notte, per essere in prudente orario sulla montagna.

Il toponimo testa indica una cima addossata ad un ghiacciaio. Nel nostro caso il ritiro delle nevi perenni ha lasciato un solco. Occorre disarrampicare alcuni metri subito oltre il bivacco, quindi risalire facilmente alcune placchette appoggiate prima di toccare il pendio glaciale.

La sezione per accedere al Tiefmattenjoch è a mio parere la parte più difficile e faticosa, in quanto le catene obbligano a due superamenti brevi, ma molto fisici, sulle roccette verticali.

La cresta è completamente coperta da una sottile glassa di acqua gelata (verglas spesso) e neve. Poco agevole, la risaliamo prudentemente con i ramponi, sempre con l’esitazione di dover tornare indietro a causa dei tempi che si dilatano ulteriormente.

Approdiamo lo stesso al pendio glaciale, ora in ottime condizioni. Fa molto freddo. Non è difficile, lo risaliamo velocemente con la lingua srotolata fino alle roccette finali, tenendo sempre d’occhio le temperature. C’è molta neve fresca: se resta freddo scenderemo per il veloce pendio della via normale. Verso le 12:30 siamo in cima, ore ed ore dopo coloro che sono riusciti a partire dal Rifugio Aosta. La giornata è tersa e fredda, l’ambiente davvero commovente, di una vastità e bellezza difficili da immaginare. Tra le montagne dominano le sagome della Dent Blanche e del Cervino.

Continua a fare freddo, fattore che consente una veloce e sicura discesa del pendio glaciale e poi della via normale. Il tempo perso sulla cresta lo riguadagniamo qui, su un percorso considerato normalmente pericoloso o impossibile da decenni. Oggi c’è tanta neve gelata che imballa la parete rendendola sicura. La pendenza è a mio avviso un po’ di più dei 45° dichiarati, almeno a tratti.

Sul bacino glaciale comincia a fare meno freddo, finalmente si può levare il piumino che raramente ormai metto anche d’inverno. Il ghiacciaio è agevole e bello chiuso. Non torneremo al bivacco, sarebbe troppo lungo e pericoloso l’attraversamento sotto i seracchi percorsi nell’aurora. Seguiamo le tracce sul ghiacciaio verso il Rifugio Aosta, su neve fino al suo termine, dove inizia un lungo, lunghissimo rientro verso il Lago. Arriveremo stanchi e felici d’aver strappato ad una estate spietata un istante di tempo stabile, con il solo rammarico di non aver trovato la cresta rocciosa in splendide condizioni. Ma da una estate così non si può pretendere molto di più.

Grazie a Ivano B. per l’entusiasmo e la preziosa compagnia.

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