Forse l’inverno non è la stagione di punta per questa isola. Lo dimostra il clima, tipicamente islandese. Ogni giorno piove (un po’, o tanto) ed il vento è incessante.
Eppure fare i viaggiatori fuori stagione non è male. Sul trekking prescelto ci siamo solo noi. L’idea di Silvia e Simone è di percorrere due lunghe tappe di una ventina di chilometri l’una. Da Portoscuso a Nebida, il giorno successivo da Nebida a Buggerru. Si tratta di un cammino tra antiche miniere, dismesse da decenni in quanto non più redditizie, ma ancora ricche di materie prime. E di storia.
Da Portoscuso a Nebida, tra antiche miniere
Un altro cammino da litorale, un lungomare increspato di piccole onde e nuvole, vento umido di salsedine. Se la luce non è un granché, lo è l’ambiente. Dapprima tra basalti e fortificazioni, per poi approdare ad una lunghissima insenatura che fa apparire Nebida molto più vicina della realtà. Dopo un tratto iniziale monotono arriviamo ad una tonnara, cui segue una lunga spiaggia. Al suo termine il ponte che permette di attraversare un canale è crollato. Occorre allungare un po’. L’ultima parte è molto spettacolare, con l’arrivo alla laveria di Nebida.
Tra l’altro, un divertente inciso… pare che la Sardegna abbia problemi a convivere con questo clima di piogge violente, perchè le strade sembrano crollare ovunque. I lavori in corso sono tantissimi. Ma non è l’unico particolare strano di questa isola. L’accoglienza offerta è mediamente ottima, tra case e B&B, con personale gentile e flessibile. Ma Booking è del tutto inattendibile. Puoi prenotare ovunque, ma tempo pochi minuti ti chiamano per disdire: «la struttura è chiusa, è un errore di booking!». A Nebida abbiamo pure dormito in una casa in cui piove dentro, con un riscaldamento inadeguato e l’acqua fredda. Per fortuna non è la norma.
L’ultimo particolare interessante della popolazione di quest’isola è il diffuso fenomeno del vampirismo. Strutture commerciali, negozi, bar aprono solo dopo il tramonto. Verso le 17, o 17:30, quando il sole è ormai tramontato e permette ai vampiri di uscire all’aperto senza prendere fuoco.
Da Nebida a Buggerru, falesie e grotte
Il secondo giorno è molto affascinante. Tra antichi porti e percorsi minerari si sale sopra la falesia di Masua, poi si passa accanto al più grande dei faraglioni (il Pan di Zucchero). Si arriva a Cala Domestica, qui una ferrovia portava le materie prime estratte sul monte al mare, dove veniva imbarcato.
Si dipana ora un lungo altopiano per arrivare a Buggerru. Lo raggiungiamo al tramonto, giusto in tempo per evitare i vampiri.
Restano un paio di giorni per arrampicare, su pareti di verticale o strapiombante calcare, di cui non possiedo sufficienti doti atletiche e mentali per poterne appieno apprezzare. Saliamo il Semchi a Masua e la Sound of Silence a Dorgali. Tant’è, resta un’esperienza straordinaria.