Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

A metà inverno

Il 2022 si è chiuso meteorologicamente con un primato su tutti: oltre all’ormai consolidato caldo anomalo, quello della siccità. Con 584mm abbiamo vissuto l’anno più siccitoso da inizio rilevazioni (2002). Circa la metà o poco più del normale. Ampiamente superato il precedente record del 2005 (690mm).

Anche gennaio è caratterizzato da stratocumuli molto miti, tipici di ottobre.

 

A livello climatico preoccupa una tendenza iniziata già negli anni ’90, ma segnatamente d’inverno: un innalzamento della fascia subtropicale degli anticicloni. Da questo punto di vista l’estate del 2003 è stata una eccezione, che solo negli ultimi anni ed in particolare l’ultimo ha assunto caratteri molto estremi. Ancora più eccezionale, nel 2022 il dominio anticiclonico è avvenuto anche nelle stagioni di transizione: sempre. Un nuovo clima che se confermato prevede una rapida desertificazione.

Monginevro, 31/12/22. Nella notte la pioggia ha ampiamente superato i 2000m di quota. La neve è primaverile fin oltre i 3000m
La Uja di Bellavarda è alta 2345m, ma a metà gennaio la neve è già sciolta completamente.

Il clima non muta sempre in modo lineare, negli ultimi anni l’esponenziale aumento termico potrebbe avere provocato qualche modifica anche a livello di circolazione continentale delle correnti atmosferiche, con dei feedback positivi sul rialzo termico.

Le previsioni stagionali nello scorso autunno erano incoraggianti. L’inverno, in particolare gennaio, sembrava essere più umido del normale. Dicembre ha poi visto appena 38mm di precipitazioni, mentre a gennaio siamo fermi a meno di 4mm, praticamente nulla.

In compenso anche questo gennaio ha visto un nuovo trionfo del caldo a tutte le quote. Anche le previsioni a medio termine confermerebbero la continuazione nei giorni della merla di tempo siccitoso e probabilmente mite.

L’unico crollo di pressione che stiamo vivendo a metà mese è per le nostre zone irrilevante dal punto di vista termico e delle precipitazioni (se non forse per alcune zone di confine e a quote elevate).

Il caldo fuori stagione fa anche sì che fino a quote superiori a 2500m la poca neve venuta sia sciolta rapidamente, privando la stagione fredda del suo ruolo di accumulo d’acqua. La neve fresca contiene per oltre metà del suo volume aria. Se fa freddo si trasforma lentamente in firn (il processo completo richiede anni), perde aria e diventa assai resistente allo scioglimento. Al contrario, se non si trasforma, liquefa velocemente per maggiore sensibilità al caldo.

Le considerazioni sono quelle di sempre: un secolo fa non faceva così caldo? Sì, faceva anche così caldo, ma era l’eccezione tra numerosi periodi molto freddi. Ora i periodi molto freddi sono l’eccezione (ma possiamo dire di non averne visti negli ultimi anni), mentre quelli caldi sono del tutto consueti.

L’unica speranza adesso è quella del ritorno di una primavera normale, almeno dal punto di vista delle precipitazioni. Magari a  marzo lo sapremo.

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