Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Alphubel

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I giganti del Mischabel si gettano sopra Saas Fee con un salto davvero impressionante. La loro altezza è tale da aver indotto i burloni della toponimia a nominare collinetta delle Alpi la vetta immediatamente a sud delle due montagne più alte.

L’aspetto di questa montagna è invero piuttosto tozzo, visto da Saas Fee. Ma a rendere interessante questo castello ci pensano i seracchi ed i ghiacciai che lo foggiano per la quasi totalità del suo sviluppo. Quindi non va affatto sottovalutata questa “collinetta” di 4206m.

Il primo contrattempo si verifica prima di partire: per qualche oscuro motivo non riesco a capire come pernottare a Längfluh. Raggiungiamo così la sera prima Saas Grund, dove troviamo una camera a buon prezzo, costruita con pezzi di scarto rubati qua e là: lampadari delle chiese, letti di ospedali.

Al mattino però siamo costretti a prendere la prima corsa verso Längfluh, che parte solo dopo le 8:30. Un po’ tardi per salire la collinetta, ma dalla nostra abbiamo una giornata assolutamente tersa e fredda. Fattore oggi di grande rassicurazione, sapendo di attraversare pendii ripidi, nonché ponti  e passaggi sotto enormi seracchi.

Eppure siamo subito pervasi da una forte perplessità: non c’è nessuno con le pelli. Un signore ci nota e avverte «non va mica nessuno su di lì in questa stagione, troppa poca neve». Così è, accidenti, tant’è che non c’è traccia e le poche precedenti sono state coperte da una ventina di centimetri di neve fresca. Per fortuna abbiamo la traccia ufficiale di SwissTopo, l’ottimo servizio cartografico svizzero, gratuito, con gli itinerari GPS di scialpinismo.

Inizia così un labirinto tra crepacci e seracchi in un ambiente grandioso e solitario, da approcciare con dovuta cautela, confidando che i pochi centimetri di neve fresca non nascondano incredibili magagne.

Le cose non vanno poi così male e dopo un infinito divagare sotto i seracchi arriviamo alla parte ripida. Saliamo con gli sci fin sotto i seracchi ghiacciati che cingono la sezione più inclinata. Sembrano pochi metri, due passi a piedi ed è fatta.

No. La prospettiva inganna e la neve anche. Tratti di ghiaccio durissimo si alternano a neve crostosprofondosa. Scavo trincee sul posto senza riuscire a guadagnare un passo. Il segreto è uno solo: fare il passo più lungo della gamba. Cosa non facile a queste quote. Arrivo esanime sopra la seraccata, urlando disperazione. Sono pure senza vista perchè senza le consuete lenti, mentre gli occhiali supercromatici sensibili al pericolo oggi funzionano troppo bene e non mi consentono di vedere nulla.

Abbandono la picca in una delle tante trincee che ho scavato per raggiungere Gianni ormai in cima. La parte superiore è ghiacciatissima e ondulata, ma si arriva in vetta sci ai piedi. Saranno i cambiamenti climatici: la croce su cui sedeva la gente un paio d’anni fa ad agosto ora è a sei metri di altezza. Fa assai freddo, soprattutto a causa del vento. Aggiungi la fatica del terribile pendio e viene voglia di scappare via. Peccato perchè è una vetta molto ampia, con un panorama eccezionale, dominato dai vicini giganti Taschhorn e Dom.

Mentre tolgo una pelle ne perdo un’altra. Mentre sistemo le pelli perdo i coltelli, la picca l’ho dimenticata oltre il seracco e un rampone mi si stacca mentre parto per recuperare i coltelli. Poi mi si spezza il parasole degli occhiali. Terminati questi abituali imprevisti iniziamo la discesa verso le 20:3014:30.

Superate le ondulazioni arriviamo al pessimo pendio ripido, tutto ghiacciato e ondulato. Lo scendiamo con fatica e cautela: peccato perché in buone condizioni sarebbe molto divertente. Ci aspettano ora infinite distese di ampi e dolci pendii con neve durissima coperta di poca polvere, a tratti pure divertente.

Giungiamo assai stanchi presso Längfluh. Ma ci sbagliamo e anzichè imboccare le piste finiamo troppo a sinistra, con il terribile sospetto di essere costretti ad un fuoripista fino al paese. Non è così: ci si ricongiunge giusti giusti su una pista nera, dove gli ultimi addetti ci raccomandano di fare attenzione ai gatti al lavoro dopo la chiusura degli impianti.

Attraversiamo Saas Fee che il sole si è già nascosto da un pezzo. Al ritorno verso il Sempione non è più il Rebbio ad ammiccare, ma la stretta congiunzione di Giove e Venere. Ci saluta una giornata con un tempo davvero eccellente, meritevole di essere sfruttata nella sua interezza.

Con il sempre esemplare Gianmario Watson.

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