Ovvero la nord al Colletto Coolidge, la più classica e nota ascensione glaciale delle Alpi Marittime. Tento più volte di dissuadere Gfb dal salire proprio quel canale, in favore di qualche altra classica a quote più elevate (odio la neve acquosa), ma il socio è fortemente attratto dal quell’ambiente.
Arrivando alla conca del Lagarot la visione del canalone è superba. Una ininterrotta lingua di neve di 900m scende dal Colletto Coolidge. Una visione tanto più impressionante quando osservo le lapidi di chi non è tornato! Distratto da queste visioni perdo di vista Gfb, che sale al Bivacco Varrone senza aspettarmi. Lo cerco per delle ore nelle chiare acque del Lagarot, poi nell’incertezza salgo al Bivacco dove lo trovo in panciolle ad aspettarmi. Le solite cose assurde che mi succedono solo su questo settore delle Alpi.
Il bivacco è molto accogliente, ciononostante nella notte ho un incubo in cui sogno d’avere un incubo, mi devo risvegliare recursivamente dai vari cicli annidati per tornare alla realtà. La visione del canalone resta un po’ impressionante! Esprimo dubbi sulla qualità della neve e la temperatura elevata, ma Gfb non mi dà neanche retta.
C’è poi da dire che dopo una prima parte un po’ acquosa e cedevole la salita diventa interessante. Ci vuole un po’ di concentrazione perchè non si può fare assicurazione in questa neve, inoltre l’itinerario è lungo e prima si esce meglio è. A tre quarti del canale la neve è davvero bella e comincio a divertirmi. Il socio si tira tutto il canalone, ma apprezza fermarsi ogni minuto obbligandomi a resting assai poco piacevoli sui polpacci. Per un errore tattico mi son portato l’ingombrante reflex, così non posso utilizzarla per delle foto lungo la salita. Alle 8h45′ siamo in punta, dopo circa 3h30′ di salita in canale.
Finalmente l’uscita sul colletto, che pare non arrivare mai! La giornata si mantiene calda e bellissima. Ci toccano ora cinque doppie tradizionali di 25-30m. Chiodi buoni, ma a volte piantati nella terra, ci riportano su un ripido nevaio. Soste comunque abbastanza sicure. Dall’anno scorso non son più capace a scendere i nevai, ci metto parecchio ma alla fine sono in fondo anche al nevaio. Inizia una lunga traversata-ravanata verso il Passo del Porco. Molto importante non perdere il sentiero per evitare perdite di tempo e di senno. Dal Porco si arriva al Chiapous praticamente senza alcuna risalita. E da qui ci aspetta un lungo cammino verso Terme di Valdieri.
Gran gitone, con rientro lungo e laborioso che toglie un po’ di fascino complessivo, ma senz’altro si tratta di un’esperienza piacevole e indimenticabile per gli ambienti aspri e selvaggi che si attraversano.
Mah, non vi si può lasciare soli un momento…
Esticazzi! Complimenti davvero. E la prossima domenica.
Coluloir Gervasutti al Tacul.
Ciao
Marco, Marco, ma cosa mi combini? Vai a rovinare la giornata ad uno che potrebbe forse fare la nord dell’eiger? Mah, non c’è più religione…
che meraviglia! con questo caldo mi butteri volontieri nella neve!