Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Adriana

Cucù
Cucù

Il mattino di un’estate avviata incerta ci vede salire oltre Balme: l’inossidabile Appiano e soci hanno aperto una nuova via (Adriana) sulla serpentinite rossa delle pareti che sostengono il Lago del Mercurin.

Il cielo si copre rapidamente, gli ultimi raggi di sole illuminano la neve ancora abbondante poco oltre i 2000m, mentre in basso il verde diventa il colore dominante. Anche in parete troviamo numerose primule pedemontane, sui detriti dominano invece alcune carnose orchidee nel loro pieno della fioritura. I pochi larici che albergano le cenge hanno ancora gli aghi teneri e producono le loro novelle pigne violacee.

In quest’aria di primavera attraversiamo la cascata del Pissai, per arrivare alla base dello speroncino della via. Il sentiero è ben segnato, un piccolo valloncello franoso si attraversa con l’ausilio di una corda fissa.  La prima lunghezza è molto bella, un IV+ (V?) dal sapore classico, tra fessure, muretti e diedrini. Oltre agli spit esiste qualche chiodo malfermo (che Paola ha estratto con viva sorpresa!).

Al terzo tiro mi infilo su una variante in placca a destra della via, le cui difficoltà appaiono subito più elevate, in particolare nel primo passo. Finita la placca tocca proteggersi con un friend per superare una strozzatura strapiombante che riporta sui massi accatastati che si raccordano con la via maestra.

Ignoriamo la sosta successiva per arrivare direttamente a quella vicina ad un larice, ponendo attenzione ad un blocco in bilico. Qui vedo transitare Paola che con viva sorpresa si ritrova ora la placchetta dello spit di sosta in mano – non vi preoccupate, sarà restituito il maltolto (anzi, malmesso!).

La via prosegue rilassante e un po’ discontinua, la penultima lunghezza è di nuovo tra le più carine. L’ultimo tiro è rappresentato da una bella compatta placca d’aderenza.

Dall’ultima sosta ci si disarrampica su pochi metri verticali, che consentono di mettere piede su un colletto. Qui ignoriamo alcuni spit che salgono sopra un roccione irrilevante: lo aggiriamo sulla sinistra, in un facile oscuro camino percorribile slegati. Siamo ora in cima allo sperone, che scendiamo comodamente sotto la pioggia che lucida le agevoli pietraie del lato sinistro idrografico, fino alla base della via.

Il guado
Guado sotto la cascata del Rio Pissai
L'inizio
L’inizio – by Paola
Prima lunghezza
Al termine della prima lunghezza
Lungo la via
Il piacere di una tranquilla arrampicata
Buona l'ultima!
L’ultima lunghezza
Primula pedemontana
La primula pedemontana
Eccoci
Giovani stambecchi

Alla fine dello speroncino inizia il paretone incombente che delimita i ripiani superiori del lago del Mercurin. Forse una via che arriva fin lassù sarebbe stata troppo visionaria? Ma anche così abbiamo una sorprendente arrampicata piacevole e scorrevole, su ben 400m di sviluppo. Complimenti quindi alla fantasia e spirito d’osservazione degli apritori nell’aver scovato questa linea di salita.

Grazie a Giorgio, Paola (la procacciatrice dei sogni d’alta quota) e Luca per la solita ottima compagnia di cordata. Oggi primi tiri da primi per Paola e Luca su una via lunga, la strada è aperta!

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