Spigolo sud-est
Le Alpi Lepontine sono in un luogo un po’ nascosto del Piemonte, lontano, ai confini con la regione del Goms della Svizzera. La lunga strada che conduce all’Alpe Devero è tortuosa e incredibile, sembra non finire mai, ora tra anguste gallerie, ora ai fianchi di orridi da cui sbucano improvvise e fragorose cascate. Superato il pedaggio un altro chilometro ci conduce ai parcheggi dell’Alpe Devero.
Sono adombrato da oscuri presagi, segnati dall’aver dimenticato la scheda della macchina fotografica. Ho un po’ di memoria interna… ma in fondo aspettiamo prima di cantar sconfitta!
L’Alpe Devero è formato da un ampio e bentenuto ripiano, dove residui nevai… la dicono lunga sul caldo sofferto in questa lunga estate. L’ambiente è così pittoresco da essere quasi sconcertante. Il sapore un po’ gotico è rafforzato dalle costruzioni tipicamente elvetiche, bellissime, con tetti a punta, primo piano in pietra e poi legno. E poi solo pascoli e conifere contornate da montagne selvagge.
Su tutte domina la Punta della Rossa, nome senz’altro dovuto alla serpentinite rossa di cui è composta. Assomiglia ad un’Uja di Mondrone compressa in una morsa. Tozza, con pareti molto verticali e improvvise. Alla Capanna Castiglioni il gestore si offende perchè chiamamo lo spigolo sud-est con il nome di cresta – invero è una parete. Ci fornisce alcune rapide indicazioni, ma nulla di nuovo rispetto a quanto sappiamo. Sappiamo che sarà una via un po’ da cercare. Nessuno salirà domani oltre a noi.
Al mattino c’è ancora un po’ di vento, che imbocca il Passo della Rossa con un evidente effetto stau-föhn. Le nuvole se ne stanno a bassa quota come se scorressero in un impetuoso canale che precipita e scompare nell’asciutto versante italiano. Un piccolo insolito laboratorio naturale di fisica che sarebbe da filmare.
L’attacco è segnato da buoni ometti e si raggiunge senza problemi. Attendiamo fin dopo le 9h30′ per scalare perchè non si riescono a tenere le mani fuori dalle tasche, figuriamoci ad arrampicare. Poi il sole fa il suo dovere. Le prime lunghezze più semplici sono quelle più complesse come orientamento. Ora perderei meno tempo e salirei diritto il canale a sinistra dello spigolo per arrivare senza troppi giri di corda alla targa visibile dal basso, dove la parete diventa compatta ed elegante (quarta lunghezza in questa relazione). Ora c’è anche un po’ di verglas.
L’arrampicata è per lo più semplice ed elegante, ma le distrazioni sono ancora in agguato. Troppe soste di altre vie e varianti, soprattutto nella cengia che segue il passo della mano, rischiano di farci andare a spasso – occorre andare tutto a destra, oltre lo spigolo, per ritrovare la sosta giusta. Da qui in avanti la via è fantastica! Il diedro di IV, obliquo ed esposto, su roccia bellissima; poi il caimano, e ancora il diedrone finale! La via termina improvvisa sulle appoggiate rocce sommitali, da risalire per un centinaio abbondante di metri camminando.
La vetta è come un museo, ci vorrebbe un giorno per visitarla tutta come si deve! Un enorme pianoro screziato di neve fresca, contornato da qualche croce ed un ometto sul culmine. Tutt’attorno il panorama si rivela improvviso e sconcerta dalla bellezza. Le montagne elvetiche coperte dalla prima neve appaiono come in un quadro perfetto. Un orizzonte vicino e immenso. I laghi sottostanti, multicolore, sono straordinari.
Scendiamo la via normale su placche appoggiate, esposte, ma pulite. Ora si fanno quasi di corsa, ma non sono da immaginare con il maltempo e l’umidità, quando la serpentinite diventa sapone (da suicidio). Un esposto sperone porta alle corte doppie (sembrano sul vuoto, ma poi sono… dall’altra parte!), cui segue ancora un breve sistema di placche esposte prima del canale che conduce al Piano della Rossa. Non c’è rischio di perdersi sulla normale, ometti e tacche rosse sotto le calate non lasciano dubbi.
Torniamo a valle che è già sera. Gli ampi panorami, il raccolto e tipico paese dell’Alpe Devero, l’ambiente bucolico dei ripiani che lascia spazio a monti imponenti è qualcosa che lascia un ricordo indelebile, come la sorpresa della vetta e degli scorci che regala.
Risorse web:
- Alpe Devero
- Relazione Scuola Guido della Torre – corretta, ma equivocabile.
- Schizzo del CAISEM – preciso, indispensabile per una sintesi della salita… e per ritrovare la sosta che conduce al caimano!
Da tempo aspettavo l’occasione per un viaggio qui, dove il tempo è troppo spesso umido e nebbioso. Figuriamoci poi quest’anno. Ringrazio Giorgio tornato in gran forma per aver colto questa occasione e per l’ottima compagnia.
Nonostante la mancanza della memory-card sei riuscito a scattare delle foto memorabili! Grande Flaco 🙂
ciao Marco, l’ho fatta sabato scorso 13/09. Bellissima! Anche per noi una lunga giornata, abbiamo attaccato verso mezzogiorno con un bel tepore e siamo scesi al tramonto. Ho sistemato le due doppie sulla normale che avevano l’aria di essere in disuso da molto tempo.
Ciao Claudio!! Che sorpresa, mi fa piacere che sia piaciuta anche a voi. E` davvero una montagna cui vale la pena dedicare una calma giornata. Bravo per le doppie, ci voleva.
Un anno con l’estate a posto dovresti venire a fare la nord all’Uja di Mondrone… 😉
Buone montagne!
@Alex: grazie! Preparati per la Lavina, ma bisognerebbe fare la cresta di Bardoney…