Autunno, stagione di transizione. A volte sembra non passare mai, che vorresti già la neve e Natale. A volte, meglio, libera le migliori sensazioni che riempiono certi momenti effimeri.
Voglio dire la stagione che cambia. Che cambia l’ambiente, non tanto d’improvviso, tutt’altro. Lo predispone. Al freddo, alla neve, ad un mutamento tanto radicale quanto sono tranquilli i momenti che lo precedono. Una trasformazione che percepisci appena, la avverti nell’aria ormai fresca e incredibilmente nitida laddove normalmente ci sono solo nebbie. La avverti nella grandine del giorno prima che non va più via anche se il sole è ancora caldo. La avverti in una atmosfera così calma e silenziosa da non sembrare vera.
Così è la Torre d’Ovarda oggi, salita in tutta tranquillità dall’ancora tiepido versante meridionale (Alpe d’Ovarda, sopra Lemie). Nei pressi del Passo Paschiet il cielo è così azzurro che sembra quasi colorare i profili delle montagne. Si prende il bivio verso il Colle di Costafiorita, dove inizia la lunga diagonale sotto l’imponente parete della Torre.
Per chi non lo sapesse, la Torre d’Ovarda è un lunga e dentellata cresta che separa la Val d’Ala dalla Valle di Viù, a circa 3000m di quota. Il versante meridionale, molto dirupato e franoso rappresenta tuttavia il pendio normale, più facile, di salita. Questa montagna è famosa per la roccia franosa di cui è composta, la cui miscela del tutto originale prende il nome di ovardite. Alpinisticamente si contano alcune vie avventurose e repulsive, tra cui una leggendaria di Gervasutti. Ma non mancano isolati tentativi di tracciare vie moderne.
Arrivati all’evidente Cresta del Vento, che taglia longitudinalmente la parete, ci sono due scelte. Proseguire fino al versante SW e risalire la parete verso la vetta occidentale, oppure seguire un più ripido e franoso “sentiero” che tra numerosi ometti porta presso la cresta tra le due vette, l’occidentale e la centrale. Questa è la nostra scelta. Poco sotto la cresta appare ad est l’enorme ometto di vetta, che raggiungiamo con un esposto e delicato traverso.
In vetta la giornata tersa permette sguardi spesso privati durante la stagione estiva. Stupisce, in particolare, l’evidente colorazione giallastra della piana vercellese: tempi di riso. E poi il capoluogo della Mole, dove spuntano sempre nuovi grattacieli. Ma soprattutto le montagne, dal Grampa alle Alpi Liguri, una cerchia in cui sguardi ed emozioni si perdono lontanissimi.
In discesa, non manca l’obbligatoria ravanata tra ontani e cespugli stepposi sul fare del tramonto.
Ringrazio la piacevole compagnia di tutti gli entusiasti partecipanti di questa gita sociale del CAI di Ala.